sabato 17 maggio 2014

Una esegesi esemplare della lirica "L'incontro" di Orlando A. Cangià

“La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli” così diceva Democrito, già nel V secolo a.C. Ho scelto queste parole, così forti, per commentare questa opera del poeta Cangià, un inatteso e commovente salto fino alla ragione più profonda dell’essere padre e dell’essere figlio. Sono grata al Maestro per averci donato questo sentito e commovente ricordo personale, che sapientemente ha saputo rivestire di quella meravigliosa aura di universalità, una capacità che hanno solo i grandi artisti della parola. E dei sentimenti. Proprio nel giorno in cui si festeggia San Giuseppe, che tanto ha fatto e tanto ha sofferto per suo figlio, nostro Signore Gesù, dandoci così esempio superbo di amore paterno che nulla cancella, che nulla dimentica, ecco questa poesia che si pone ai nostri occhi, con una potenza inaudita, con una forza sorprendente. L’incontro. Perché di questo si tratta. Di un padre e di un figlio che fa ritorno tra le sue braccia. Due universi lontani, due stelle nell'infinito universo della nostra umanità, due guerrieri della vita. “Ma per il guerriero della luce non esiste amore impossibile. Egli non si lascia intimidire dal silenzio, dall'indifferenza o dal rifiuto,” diceva Paulo Coelho. Proprio come fa un padre con suo figlio. Al maestro Cangià voglio dire che su quel ponte dei Mille, a Genova, assieme a lui e grazie a lui, ci siano tutti. Ognuno con le proprie miserie, gioie e amarezze. Anche chi, come me, su quel ponte ci sarebbe voluta stare infinite volte, per incontrare quel padre che mai seppe stringere a se. Quindi, grazie per aver reso questo giorno in cui si festeggiano i papà, così pregno di significato.
Perché un guerriero, senza amore non è nulla.


Maria Serena Cavalieri

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