domenica 29 marzo 2015

Orlando Amedeo Cangià


La voce del popolo








Fin da bambino mi aveva turbato il fatto che un  popolo avesse chiesto di  mettere a morte lo stesso uomo che pochi giorni prima aveva portato in trionfo. Riflettendo con gli anni ho compreso che la voce di quel  popolo era la stessa voce di Dio  che, malgrado tutto e tutti, voleva si  realizzasse, anche se in un modo umanamente incomprensibile,  il suo piano di salvezza  “ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti” Mt 26,56 




Antitesi apparente


Sempre mi sarà
di riflessione
La veridicità
dell’equazione:

“Vox populi”,
quando acclama
il primo dei trionfatori,

“Vox Dei”,
quando condanna
l’ultimo dei malfattori.



Orlando A. Cangià



mercoledì 18 marzo 2015

Una ricorrenza speciale

























In questo giorno, segnacolo e strumento di dovizia di significati, tra altri il fatto che l’evento si era verificato proprio il giorno dedicato alla festa di un grande padre, S. Giuseppe, oggi festa di tutti i papà, e che sono trascorsi quarantasei anni, numero impresso nella mia data di nascita
ho creato e presento a tutti gli amici una video poesia che non poteva che coniugare i miei versi, scritti alcuni anni fa, con le immagini del porto di Genova scattate dal mio unico figlio Marco e con l’immancabile supporto di mia moglie Mariagrazia.
“Il 19 marzo del 1969 arrivavo a Genova, proveniente da Alessandria d’Egitto, solo dopo una settimana di navigazione in quanto la M/N Ausonia sulla quale viaggiavo aveva in programma per quella stagione una crociera nel Mediterraneo toccando i porti di Beirut, Limassol, Pireo, Siracusa Marsiglia e Genova.
Dopo essere vissuto lontano dalla famiglia per ben sette anni per ragioni di studio nel Medio Oriente avevo deciso di ritornare finalmente a casa ed avevo avvertito, tramite cartolina postale, i genitori rimpatriati ormai da anni in Italia che sarei arrivato proprio quel giorno non immaginando che le Poste avrebbero recapitato la missiva con notevole ritardo.
Mentre la nave entrava nel porto di Genova vedevo un uomo in testa al molo che attendeva ansioso: man mano mi rendevo conto che era il papà che, per quanto venivo a sapere più tardi, quella mattina, pur essendo un giorno festivo, aveva voluto ugualmente raggiungere il porto, dove abitualmente lavorava, convinto di incontrare il figlio.”

L’incontro
Quel giorno di marzo
sul Ponte dei Mille
un uomo attendeva
del figlio il ritorno
spinto lì dal conforto,
senza nulla sapere,
dei prodigi inattesi
dell’amore di un padre,
era mio padre.

Orlando A. Cangià

“La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli” così diceva Democrito, già nel V secolo a.C. Ho scelto queste parole, così forti, per commentare questa opera del poeta Cangià, un inatteso e commovente salto fino alla ragione più profonda dell’essere padre e dell’essere figlio. Sono grata al Maestro per averci donato questo sentito e commovente ricordo personale, che sapientemente ha saputo rivestire di quella meravigliosa aura di universalità, una capacità che hanno solo i grandi artisti della parola. E dei sentimenti. Proprio nel giorno in cui si festeggia San Giuseppe, che tanto ha fatto e tanto ha sofferto per suo figlio, nostro Signore Gesù, dandoci così esempio superbo di amore paterno che nulla cancella, che nulla dimentica, ecco questa poesia che si pone ai nostri occhi, con una potenza inaudita, con una forza sorprendente. L’incontro. Perché di questo si tratta. Di un padre e di un figlio che fa ritorno tra le sue braccia. Due universi lontani, due stelle nell'infinito universo della nostra umanità, due guerrieri della vita.
“Ma per il guerriero della luce non esiste amore impossibile. Egli non si lascia intimidire dal silenzio, dall'indifferenza o dal rifiuto,” diceva Paulo Coelho. Proprio come fa un padre con suo figlio. Al maestro Cangià voglio dire che su quel ponte dei Mille, a Genova, assieme a lui e grazie a lui, ci siano tutti. Ognuno con le proprie miserie, gioie e amarezze. Anche chi, come me, su quel ponte ci sarebbe voluta stare infinite volte, per incontrare quel padre che mai seppe stringere a se. Quindi, grazie per aver reso questo giorno in cui si festeggiano i papà, così pregno di significato.
Perché un guerriero, senza amore non è nulla.”

Maria Serena Cavalieri